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Mese: Aprile 2020

Fase 2 per l’impresa: quali imprese ripartiranno e quando?

Previsioni della fase 2 per l’impresa, riapertura delle aziende e PMI. Ecco le misure studiate dalla “task force Fase 2”.

Dopo due mesi di lockdown produttivo e immobilismo lavorativo a causa della pandemia da COVID-19, start-up, piccole, medie e grandi imprese sono tutte accomunate dall’attesa della fase 2 per l’impresa, sperando di poter riprendere le proprie attività e iniziare a fronteggiare un periodo che, come si prevede, sarà complesso per l’impresa mondiale.

I dati in Italia, per adesso, lasciano sperare il meglio, con una curva del contagio in calo e una mappa dei contagi più rada nelle regioni del Centro Sud.

Le date del 27 aprile e del 4 maggio sono le due date indicative per l’inizio della così detta “Fase 2”, cioè la fase in cui gradualmente diversi tipi di attività potranno riprendere ad operare nel proprio comparto, con l’obbligo di adottare tutte le necessarie misure di sicurezza.

Vediamo più nel dettaglio come si sviluppa per le imprese questa fase 2, facendo anche il giusto distinguo territoriale. (faremo un post a parte in merito alla fase 2 per le partite iva e studi professionali)

Fase 2 per l’impresa: Italia divisa in tre macro aree

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ph: adam niescioruk, _ unsplash

Come accennato, la fase 2 non potrà essere omogenea in tutto il Paese, dal momento che la densità dei casi di contagio registra una netta prevalenza in alcune regioni del Centro Nord e una casistica molto bassa in regioni come Basilicata e Calabria.

Per cui la riapertura delle attività che espongono lavoratori o avventori delle attività commerciali a maggiori rischi sarà plausibilmente posticipata nelle regioni con maggiori contagi, puntando l’inizio ufficiale della fase due ai primi di maggio.

Quali attività apriranno prima e quando?

Mascherina con scritta don't panic_600 euro decreto cura italia indennità covid19

La decisione per la riapertura delle attività produttive si baserà dividendo queste ultime in
– attività a rischio alto
– attività a medio rischio
– attivatà a rischio medio-basso.

Il livello di rischio, secondo la tabella Inail su base dei codici ATECO, prende in considerazione il livello di aggregazione sociale di ogni attività. Ma attenzione, perché secondo queste tabelle il livello di aggregazione non è necessariamente direttamente proporzionale al livello di rischio reale.

Ad esempio, se attività di intrattenimento e culturali (cinema e librerie) hanno un elevato tasso di aggregazione, il loro livello di rischio è considerato medio-basso.

Le attività considerate a basso rischio di contagio sono quelle che, plausibilmente, portando riaprire il 27 aprile, pur rispettando alcune regole che vedremo a breve.

Vediamo quali sono le attività a basso, medio e alto rischio

Le attività a basso rischio di contagio, per lavoratori e clienti, sono quelle agricole, le attività di pesca, estrazione di minerali, i settori edile e manifatturiero, il comparto alimentare e tessile e l’editoria (librerie, biblioteche e edicole) e i cinema.

Si tratta di attività che, pur prevedendo in regimi normali alti livelli di vicinanza sociale, possono adattarsi con più facilità alle nuove norme di distanziamento e igiene per lavoratori e avventori.

Il rischio medio-basso viene invece stimato per i negozi e la ristorazione (bar e ristoranti) e ciò nonostante è ancora in forse la loro riapertura il 4 maggio, come spieghiamo tra qualche paragrafo.
Per i negozi, ovviamente non tutti i punti vendita hanno lo stesso livello di frequentazione e la piccola boutique dovrà avere una gestione diversa rispetto al grande centro commerciale. Il 22 aprile verranno date indicazioni precise sul piano operativo anche per ogni tipologia di punto vendita.
Anche i trasporti terrestri e marittimi hanno un rischio medio di contagio, insieme alle scuole, anche se resta ancora incerta la decisione in merito alla riapertura di queste ultime, anche in via scaglionata.

Attività ad alto rischio di contagio, che quindi avranno una riapertura dopo il 4 maggio, sono quelle legate al trasporto aereo e all’assistenza socio-sanitaria.

Chi riapre il 27 aprile

smart working anche nella fase 2_gabriel-benois, unsplash
ph: gabriel benois, unsplash

Dunque è plausibile che il 27 aprile possano riprendere le attività in sede le aziende
– di produzione moda (fabbriche, sartorie, industrie tessili),
– mobilifici,
– cantieri edili,
– aziende comparto automotive.

Ovviamente con delle clausole imprescindibili, cioè che i dipendenti dovranno mantenere la distanza di almeno un metro e indossare mascherine adeguate e dispositivi protettivi. Lo smart working continua ad essere incoraggiato dove possibile, scaglionando l’ingresso in azienda in base a orario e giorni della settimana.
I locali dovranno essere puliti due volte al giorno e agli ingressi devono essere distribuiti disinfettanti.

Chi riapre il 4 maggio

Se e solo se la curva dei contatti continua a scendere, il 4 maggio potrebbero riaprire i negozi, scaglionando gli ingressi dei clienti con indicazioni diverse a seconda dei metri quadrati del negozio.
Estetisti e parrucchieri potranno operare solo su appuntamento, e con i dispositivi di sicurezza anti-contagio usati nel comparto sanitario, cioè guanti mono uso e mascherine.

Chi riapre dopo il 4 maggio

ottenere finanziamenti a fondo perduto

Come accennavamo prima, nonostante bar e ristoranti abbiano un indice di rischio contagio relativamente basso, hanno un alto rischio aggregativo ed è per questo in forse la loro riapertura il 4 maggio, facendola slittare all’11 maggio.
Tuttavia i locali dovranno garantire un distanziamento di oltre un metro per i posti a sedere.

Per cinema, sale da gioco e palestre (anch’essi con classe di aggregazione sociale massima) si sta concordando con le associazioni di categoria le giuste misure per una riapertura graduale e, soprattutto, sicura.

Queste sono le misure più plausibile fino ad ora trapelate ma, ovviamente, per delle indicazioni chiare anche dal punto di vista giuridico, bisognerà attendere il prossimo decreto, il Decreto Aprile, nel CDM del 22 aprile.

Indennità di 600 euro – istruzioni e aggiornamenti

In questo articolo, sintesi di un video messaggio di istruzioni sulla richiesta indennità di €600,00 per lavoratori iscritti alla gestione separata e co.co.co, facciamo chiarezza su alcuni punti importanti del decreto e vediamo chi altro, oltre a partite iva e co.co.co, possono fare richiesta e come.

Leggi anche COVID-19, indennità di 600 euro. Chi può richiederla e come

Noi consulenti del lavoro eravamo già pronti all’idea di possibili rallentamenti di sistema del primo giorno per fare domanda all’INPS dell’indennità di 600 Euro previste nel Decreto Cura Italia.
In realtà, quello che non sarebbe dovuto essere un “click day” lo è stato e l’intasamento del sito unito al data breach di sistema ha reso gli aventi diritto molto più confusi.

Ribadiamo la prima, mai ovvia, tranquillizzante notizia: le indennità di 600 euro per lavoratori autonomi e partita iva erogate a seguito dell’emergenza Covid-19 non sono fino a esaurimento fondi, ma verranno, al contrario, erogate a tutti gli aventi diritto che ne facciano richiesta telematica tramite il sito dell’INPS.

Sunto di chi può fare richiesta dell’Indennità:

supporto per startup_raccolta fondi

Come già specificato nel precedente articolo, i lavoratori che possono fare domanda per l’ottenimento dell’indennità di 600 sono:

  • le partite iva iscritte alla gestione separata, 
  • i Co.Co.CO, 
  • gli artigiani, commercianti e coltivatori diretti, 
  • i lavoratori stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali (nello specifico, quelli che hanno interrotto un lavoro stagionale nell’arco di tempo che va dal 1 gennaio 2019 al 7 marzo 2020), 
  • i lavoratori dello spettacolo iscritti al Fondo pensioni dello spettacolo con reddito 2019 inferiore a cinquanta mila euro e con almeno 30 contributi giornalieri versati nel 2019;
  • operai agricoli a tempo determinato che nel 2019 hanno fatto almeno 50 giornate effettive;
  • Picoli coloni e compartecipanti familiarei. 

Nota Bene: i soggetti che possono accedere a questa quota erogata dall’INPS devono essere titolari di partita iva o inquadrati in contratti co.co.co. da prima del 23 febbraio 2020. Inoltre non devono essere titolare di trattamento pensionistico e non devono essere già titolari di reddito di cittadinanza.

Ultimi aggiornamenti: nuovi titolari del diritto all’indennità Covid-19 di 600 Euro

Alcune categorie di lavoratori autonomi inizialmente esclusi dal diritto di indennità Covid-19, sono in seguito stati inseriti nelle casistiche aventi diritto.
Dunque, possono fare richiesta telematica per l’ottenimento dell’indennità di 600 euro anche

  • i partecipanti a studi associati con attività di lavoro autonomo, cioè anche le partite iva che fanno parte di studi associati;
  • gli agenti e rappresentanti di commercio;
  • i soci di società di persone capitali, se iscritti alle gestioni speciali dell’Ago (Assicurazione Generale Obbligatoria).

Le indennità verranno erogate gradualmente ma in tempi brevi (entro fine aprile) per tutti i soggetti previsti a prescindere della sospensione delle attività a causa dell’emergenza Covid19.

Mascherina con scritta don't panic_600 euro decreto cura italia indennità covid19

Come effettuare la domanda e come risolvere possibili problemi

Dopo il primo giorno decisamente problematico per il sito dell’INPS, ora la situazione si è normalizzata ed è possibile fare richiesta tramite il portale dell’Ente, dalla voce “Servizio indennità 600 euro“.

Verrà chiesta l’autenticazione tramite PIN personale.
Per chi lo avesse smarrito è possibile farne nuova richiesta, sempre per via telematica, senza attendere che arrivi il PIN per posta ordinaria a casa.

Se infatti il PIN per accedere all’area personale dell’INPS è composto da 8 cifre comunicate immediatamente tramite sms + altre cifre recapitate per posta ordinaria, per la richiesta di indennità di 600 euro basterà utilizzare solo le 8 cifre comunicate via sms.

Numeri di assistenza e attese in linea

computer e mascherina_indennità covid-19
ph. dimitri karastelev, unsplash

Qualora necessario, nel caso in cui, ad esempio, non riceviate subito la mail o l’sms per il nuovo PIN, è possibile rivolgersi ai numeri di assistenza INPS per sollecitare il sistema di generazione automatico.
I numeri INPS da contattare sono 803 164 (gratuito da telefono fisso) e il numero 06 164 164 da cellulare, a pagamento in base alla tariffa applicata dai diversi gestori.

Come è facilmente intuibile, le linee dell’INPS ricevono in questi giorni moltissime chiamate, da patronati, commercialisti, consulenti del lavoro e privati cittadini.

La pazienza è importante, ricordando sempre che chiunque sia titolare di diritto, avrà l’indennità.

Noi suggeriamo di chiamare nelle prime ore del pomeriggio, dalle 14.00 alle 17.00.

Se hai dei dubbi, approfitta di questi giorni per consultarti con un consulente del lavoro o con il tuo commercialista. 
Noi di Studio Assettati, siamo a tua disposizione.