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Autore: Andrea Assettati

Indennità di 600 euro – istruzioni e aggiornamenti

In questo articolo, sintesi di un video messaggio di istruzioni sulla richiesta indennità di €600,00 per lavoratori iscritti alla gestione separata e co.co.co, facciamo chiarezza su alcuni punti importanti del decreto e vediamo chi altro, oltre a partite iva e co.co.co, possono fare richiesta e come.

Leggi anche COVID-19, indennità di 600 euro. Chi può richiederla e come

Noi consulenti del lavoro eravamo già pronti all’idea di possibili rallentamenti di sistema del primo giorno per fare domanda all’INPS dell’indennità di 600 Euro previste nel Decreto Cura Italia.
In realtà, quello che non sarebbe dovuto essere un “click day” lo è stato e l’intasamento del sito unito al data breach di sistema ha reso gli aventi diritto molto più confusi.

Ribadiamo la prima, mai ovvia, tranquillizzante notizia: le indennità di 600 euro per lavoratori autonomi e partita iva erogate a seguito dell’emergenza Covid-19 non sono fino a esaurimento fondi, ma verranno, al contrario, erogate a tutti gli aventi diritto che ne facciano richiesta telematica tramite il sito dell’INPS.

Sunto di chi può fare richiesta dell’Indennità:

supporto per startup_raccolta fondi

Come già specificato nel precedente articolo, i lavoratori che possono fare domanda per l’ottenimento dell’indennità di 600 sono:

  • le partite iva iscritte alla gestione separata, 
  • i Co.Co.CO, 
  • gli artigiani, commercianti e coltivatori diretti, 
  • i lavoratori stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali (nello specifico, quelli che hanno interrotto un lavoro stagionale nell’arco di tempo che va dal 1 gennaio 2019 al 7 marzo 2020), 
  • i lavoratori dello spettacolo iscritti al Fondo pensioni dello spettacolo con reddito 2019 inferiore a cinquanta mila euro e con almeno 30 contributi giornalieri versati nel 2019;
  • operai agricoli a tempo determinato che nel 2019 hanno fatto almeno 50 giornate effettive;
  • Picoli coloni e compartecipanti familiarei. 

Nota Bene: i soggetti che possono accedere a questa quota erogata dall’INPS devono essere titolari di partita iva o inquadrati in contratti co.co.co. da prima del 23 febbraio 2020. Inoltre non devono essere titolare di trattamento pensionistico e non devono essere già titolari di reddito di cittadinanza.

Ultimi aggiornamenti: nuovi titolari del diritto all’indennità Covid-19 di 600 Euro

Alcune categorie di lavoratori autonomi inizialmente esclusi dal diritto di indennità Covid-19, sono in seguito stati inseriti nelle casistiche aventi diritto.
Dunque, possono fare richiesta telematica per l’ottenimento dell’indennità di 600 euro anche

  • i partecipanti a studi associati con attività di lavoro autonomo, cioè anche le partite iva che fanno parte di studi associati;
  • gli agenti e rappresentanti di commercio;
  • i soci di società di persone capitali, se iscritti alle gestioni speciali dell’Ago (Assicurazione Generale Obbligatoria).

Le indennità verranno erogate gradualmente ma in tempi brevi (entro fine aprile) per tutti i soggetti previsti a prescindere della sospensione delle attività a causa dell’emergenza Covid19.

Mascherina con scritta don't panic_600 euro decreto cura italia indennità covid19

Come effettuare la domanda e come risolvere possibili problemi

Dopo il primo giorno decisamente problematico per il sito dell’INPS, ora la situazione si è normalizzata ed è possibile fare richiesta tramite il portale dell’Ente, dalla voce “Servizio indennità 600 euro“.

Verrà chiesta l’autenticazione tramite PIN personale.
Per chi lo avesse smarrito è possibile farne nuova richiesta, sempre per via telematica, senza attendere che arrivi il PIN per posta ordinaria a casa.

Se infatti il PIN per accedere all’area personale dell’INPS è composto da 8 cifre comunicate immediatamente tramite sms + altre cifre recapitate per posta ordinaria, per la richiesta di indennità di 600 euro basterà utilizzare solo le 8 cifre comunicate via sms.

Numeri di assistenza e attese in linea

computer e mascherina_indennità covid-19
ph. dimitri karastelev, unsplash

Qualora necessario, nel caso in cui, ad esempio, non riceviate subito la mail o l’sms per il nuovo PIN, è possibile rivolgersi ai numeri di assistenza INPS per sollecitare il sistema di generazione automatico.
I numeri INPS da contattare sono 803 164 (gratuito da telefono fisso) e il numero 06 164 164 da cellulare, a pagamento in base alla tariffa applicata dai diversi gestori.

Come è facilmente intuibile, le linee dell’INPS ricevono in questi giorni moltissime chiamate, da patronati, commercialisti, consulenti del lavoro e privati cittadini.

La pazienza è importante, ricordando sempre che chiunque sia titolare di diritto, avrà l’indennità.

Noi suggeriamo di chiamare nelle prime ore del pomeriggio, dalle 14.00 alle 17.00.

Se hai dei dubbi, approfitta di questi giorni per consultarti con un consulente del lavoro o con il tuo commercialista. 
Noi di Studio Assettati, siamo a tua disposizione.

COVID-19, indennità di 600 euro. Chi può richiederla e come

Indennità di 600 euro per autonomi e co.co.co., anche detta Indennità Covid-19: che cosa è, chi ne è titolare e come farne richiesta.

L’emergenza sanitaria causata dalla pandemia COVID-19, noto come Coronavirus, sta causando e causerà nei prossimi mesi, ingenti danni alle macro e micro economie.

I Governi ne sono consapevoli e tutti sanno che dovranno varare delle misure di contenimento dei danni economici per famiglie, imprese, tessuto sociale.

Il Governo Italiano, il paese più colpito insieme alla Cina dall’emergenza sanitaria, è impegnato nel varare le misure di emergenza che, come ben sappiamo, subiscono aggiornamenti di giorno in giorno.
Tuttavia per ora ci sono delle certezze, tra cui il Decreto Cura Italia.

Che cosa è il Decreto Cura Italia, in breve

Mascherina con scritta don't panic_600 euro decreto cura italia indennità covid19

Ogni stato, a suo modo, stanzierà dei fondi a supporto delle famiglie, delle imprese e dei lavoratori che per forza di cose vivranno le conseguenze economiche di un’emergenza sanitaria come quella in corso.

Le misure varate dal Governo Italiano sono riassunte nella nomenclatura di Decreto Cura Italia, un insieme di norme e disposizioni varate nei giorni della crisi, nel suo evolversi.

Tra queste disposizioni, se non valide per una più veloce ripresa del potere di acquisto dei cittadini, almeno all’evitarne una caduta in picchiata, rientra anche la così detta Indennità Covid-19 rivolta a partite iva, lavoratori a progetto e stagionali (più avanti, un elenco dettagliato delle categorie e le eccezioni).

In che cosa consiste l’indennità Covid-19?

computer e mascherina_indennità covid-19
ph. dimitri karastelev, unsplash

L’Indennità Covid-19 è una quota di 600 € , non soggette ad imposizione fiscale, cioè non tassabili, che l’INPS eroga ad alcune tipologie di lavoratori autonomi e lavoratori stagionali, liberi professionisti e collaboratori coordinati e continuativi, cioè in sostanza, ai titolari di partiva iva iscritti alla gestione separata e ai co.co.co.

Al momento la disposizione prevede che l’erogazione sia una tantum, cioè erogata una sola volta. Ma la situazione in costante divenire ci lascia pensare che potrebbero essere fatte delle estensioni temporali dell’indennità.

Per ora atteniamoci a ciò che è certo e che sappiamo: partite iva e co.co.co e alcune tipologie di lavoratori autonomi possono fare richiesta all’INPS di questa indennità inserita nel Decreto Cura Italia.

Nel dettaglio, chi può fare domanda per accedere ai 600 Euro di Indennità Covid-19

ottenere finanziamenti a fondo perduto

I lavoratori che possono fare domanda per l’ottenimento di questo indennizzo sono per lo più lavoratori che, a causa del divieto di aggregazione, del divieto di spostamento se non per ragioni davvero necessarie, dell’obbligo di restare in casa, hanno perso o rischiano di perdere nei mesi a venire, fonti di reddito legate alle loro attività professionali.

Dunque rientrano nei titolari di diritto dell’indennità di 600 euro:

  • le partite iva iscritte alla gestione separata,
  • i Co.Co.CO,
  • gli artigiani, commercianti e coltivatori diretti,
  • i lavoratori stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali (nello specifico, quelli che hanno interrotto un lavoro stagionale nell’arco di tempo che va dal 1 gennaio 2019 al 7 marzo 2020),
  • i lavoratori dello spettacolo iscritti al Fondo pensioni dello spettacolo con reddito 2019 inferiore a cinquanta mila euro.

Nota Bene: i soggetti che possono accedere a questa quota erogata dall’INPS devono essere titolari di partita iva o inquadrati in contratti co.co.co. da prima del 23 febbraio 2020. Inoltre non devono essere titolare di trattamento pensionistico e non devono essere già titolari di reddito di cittadinanza.

Come chiedere l’indennità di 600 euro prevista nel Decreto Cura Italia

supporto per startup_raccolta fondi

Per ricevere le 600 euro previste come Indennità Covid-19, bisogna presentare una domanda telematica all’INPS, tramite il sito dell’ente (www.inps.it).

In questi giorni l’INPS sta adeguando le procedure informatiche per quello che sarà di certo un importante e repentino traffico dati, ma l’ente garantisce che le domande e le relative procedure di presentazione saranno rese disponibili on line entro fine mese.

Nell’attesa, ogni possibile richiedente deve accertarsi di avere

  • Il PIN per accedere alla propria pagina personale INPS o lo SPID ( Sistema Pubblico di Identità Digitale) o oppure la Carta nazionale dei servizi.

Se hai dei dubbi, approfitta di questi giorni per consultarti con un consulente del lavoro o con il tuo commercialista.
Noi di Studio Assettati, siamo a tua disposizione.

Come chiedere e ottenere un finanziamento a fondo perduto per Startup

Se hai o vuoi creare una Startup e vorresti ottenere un finanziamento a fondo perduto, ci sono cose che devi sapere e alcuni step da seguire.
Ecco alcune semplici indicazioni per avere più possibilità di ottenere un finanziamento a fondo perduto.

Nell’avvio di una nuova attività imprenditoriale, tanto più se composta da un team di persone giovani, sappiamo bene che i finanziamenti sono la parte più importante e più complessa da prendere in considerazione.

Tra produzione, avvio, costi di gestione, se il bilancio tra entrate, investimenti e uscite non viene ben calcolato l’attività, per quanto valida, rischia di chiudere entro i fatidici 5 anni.
Prima di procedere, se ti va, leggi anche quali sono gli errori da non fare per non far fallire una Startup entro i primi 5 anni.

Adesso analizziamo invece la questione dei finanziamenti a fondo perduto, possibile e utilissimo sussidio per molte aziende appena nate o in fase di creazione.

Che cosa sono i finanziamenti a fondo perduto?

ottenere finanziamenti a fondo perduto

I finanziamenti a fondo perduto sono dei prestiti agevolati che enti pubblici, istituzioni regionali e sovra nazionali e, in alcuni casi, come ora vedremo, anche enti privati, mettono a disposizione di PMI e startup. Si tratta, insomma, di uno strumento di finanza agevolata utilizzato per promuovere lo sviluppo imprenditoriale di un territorio.

Sono diversi dai mutui e dai comuni prestiti bancari perché non prevedono la restituzione dell’importo prestato (cioè, sono a fondo perduto).

Come si possono ottenere?

supporto per startup_studio e lettura

Detto così, sembra un Eldorado di opportunità. In realtà per poter ottenere un finanziamento agevolato con importo a fondo perduto bisogna dimostrare, all’atto della domanda, di avere tutti i requisiti di un progetto di successo. Bisogna insomma dare chiara garanzia che il progetto resterà in piedi anche dopo la fine del finanziamento e che l’investimento dell’ente che ha puntato su di noi non sia stato, letteralmente, uno spreco di soldi (spesso pubblici, come vedremo a breve).

Per ottenere un finanziamento a fondo perduto ci sono degli step da seguire, che adesso analizzeremo insieme.
Questi step sono:

  1. Trovare il giusto bando (o i giusti bandi) davvero adatto al nostro progetto;
  2. Presentare bene la domanda;
  3. Farsi aiutare da un consulente.

Come trovare il giusto bando per ottenere un finanziamento a fondo perduto

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La buona notizia: esistono moltissimi bandi che erogano finanziamenti a fondo perduto a Startup, ma non sono tutti uguali.
Ci sono ad esempio dei bandi rivolti all’impresa femminile, quelli per l’impresa degli under 35, i bandi per le imprese innovative.

Cercare quello più adatto al nostro progetto è importante e non sempre facile.

Noi ti consigliamo di cercare prima di tutto i Bandi Europei e quelli regionali/territoriali (che, a loro volta, sono spesso creati grazie a fondi Europei).

Generalmente questi sono legati alla sede legale della Startup o alla residenza dei richiedenti.
Mirano allo sviluppo di territori a scarso o lento sviluppo industriale, per cui, ad esempio, le regioni del Centro Sud sono quelle più attive in questo tipo di finanziamento.

La Regione Puglia, ad esempio, da diversi anni ha creato NIDI, il fondo creato per i finanziamenti all’impresa, al quale è possibile accedere in qualunque momento (a differenza del precedente bando Principi Attivi, al quale si poteva fare domanda con una scadenza annuale precisa).

Molto interessanti sono anche i finanziamenti a tasso agevolato dell’Agenzia per lo sviluppo Invitalia, come Resto al Sud, l’incentivo che sostiene la nascita di nuove attività imprenditoriali nelle regioni del Mezzogiorno e nelle aree del Centro Italia colpite dai terremoti del 2016 e 2017.

Dunque, per trovare il bando giusto bisogna:

  • cercare prima di tutto tra i bandi territoriali,
  • cercare i bandi creati per la nostra tipologia di Startap (innovativa, artigianale, digitale, ecc.)
  • cercare bandi ideati per la nostra fascia di età o, in caso di impresa femminile, optare anche per i fondi a Startup create da donne.

Come presentare la domanda per ottenere un finanziamento agevolato?

supporto per startup_raccolta fondi

Come su detto, cercare un bando davvero adatto e centrato sul nostro tipo di progetto e azienda è la prima mossa da fare.

Bisogna leggere bene il regolamento ed essere certi di essere davvero in target.

Una volta appurato questo aspetto, è bene comprendere quale è la documentazione da allegare.

Nella documentazione, è sempre richiesto un business plan o analisi SWOT approfonditi e dettagliati: meglio sono redatti questi documenti, maggiore è la possibilità di passare le selezioni.

Cerca di approcciarti al bando con un’idea il più chiara possibile di come verranno investiti, eventualmente, i fondi richiesti perché è quasi sempre necessario indicarlo.

Chiedere un aiuto, se necessario

come ottenere un finanziamento a tasso agevolato

Scrivere o applicare ad un bando per la richiesta di un finanziamento può essere difficile soprattutto se è la prima volta. Tanto che oggi esistono delle figure professionali specializzate proprio nella redazione di moduli e domande per l’ottenimento di finanziamenti a fondo perduto per varie tipologie di utente finale (Startup, Onlus, unipersonali ecc.).

Se hai bisogno di una consulenza, contattaci.
Anche noi possiamo darti una mano.

TFR e premio fedeltà: buone notizie per i dipendenti più fedeli all’azienda

La Corte di Cassazione stabilisce una connessione tra calcolo di TFR e premio fedeltà. Tutti i dettagli, in questo articolo. 


È di pochi giorni fa la sentenza della Cassazione (con ordinanza n. 3625 del 13 febbraio 2020) che dà buone notizie per i dipendenti aziendali che hanno ricevuto dei premi fedeltà, cioè delle gratifiche economiche riconosciute a seguito di molti anni di impiego in azienda. 
Queste gratifiche infatti sono computabili nel Trattamento di Fine Rapporto, che aumenta con la somma di tali gratifiche. 
Sarà così finché le modifiche del Contratto Nazionale del Lavoro non disporranno diversamente.

Che cosa è il premio fedeltà?

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Ogni azienda privata che assume con Contratto Collettivo Nazionale ha la possibilità di elargire gratifiche ai dipendenti e, in alcuni casi, anche l’obbligo a farlo. 
Ad esempio, in alcuni Contratti Collettivi l’azienda ha l’obbligo di dare premi ai dipendenti a seguito del raggiungimento di alcuni risultati.

I premi per i dipendenti sono di tre tipi: 

  • Premi di produttività, legati al raggiungimento di alcuni risultati economici e produttivi per l’intera azienda (Es. l’azienda ha aumentato il fatturato del 20% e dà una gratifica a tutti i dipendenti);
  • Premi di rendimento, collegati ai risultati di ogni singolo dipendente (Es. il dipendente ha chiuso un contratto con un nuovo cliente, portandolo nel pacchetto clienti dell’azienda);
  • Premi fedeltà, riconosciuti ai dipendenti con maggiore anzianità di servizio. 

Che cosa è il TFR (Trattamento di Fine Rapporto)?

Il trattamento di fine rapporto, nel gergo del mondo del lavoro anche detto “liquidazione”, è una parte o porzione di retribuzione che non viene erogata in busta paga ma differita (in pratica, messa da parte) per essere poi erogata al momento della cessazione del rapporto di lavoro.

IL TFR viene erogato per ogni tipo di cessazione di contratto, che sia per dimissioni del dipendente o per licenziamento, individuale o collettivo. 

Se, ad esempio, lavori per un’azienda per sei anni e poi trovi un nuovo lavoro, alla chiusura del rapporto con l’azienda da cui sei dimissionario ti verrà versata la somma di TFR accumulata nei sei anni di lavoro e calcolata sulla base di retribuzione annuale divisa per 13.5, tenendo anche presente l’aumento dell’indice Istat dei prezzi al consumo.

Il TFR si calcola tenendo presenti tutti gli elementi che fanno parte della retribuzione in un determinato anno, compresi gli scatti di anzianità, le indennità, straordinari, premi presenza e, tra le altre cose, anche i premi fedeltà. 

TFR e premio fedeltà: cosa accade a seguito di questa sentenza della Corte di Cassazione? 

Un tempo, il calcolo del TFR avveniva prendendo in considerazione l’ultima busta paga. 
In seguito, sono entrati a far parte del calcolo, tutte quelle voci di retribuzione che costituiscono l’ammontare degli stipendi nel corso del rapporto di lavoro, dai quali sono però esclusi i premi e le erogazioni una tantum, occasionali.

Tra questi ultimi, secondo la Cassazione, non rientrano i premi fedeltà, che sono invece di natura retributiva perché strettamente collegati alla vita e alla carriera continuata in azienda. 
Ed è per questo che, fino ad un’eventuale modifica del Contratto Collettivo Nazionale, i premi fedeltà andranno calcolati nel computo del TFR.

Startup: 5 errori da evitare per non chiudere entro i primi 5 anni

Nell’attività di affiancamento a PMI e nel supporto per Startup, ci confrontiamo quotidianamente con realtà imprenditoriali ricche di entusiasmo e buoni propositi. 

Progetti validi, che possono dare enormi contributi alle micro economie locali e che possono portare interessanti cambiamenti a livello macro. 

Tuttavia, pur in un panorama nazionale che vede la nascita di oltre 80.000 imprese giovanili innovative l’anno, i dati sanciscono che una startup su tre non supera i 5 anni di vita. 

Lo attesta, ad esempio, la recente indagine di Unioncamere sulle startup che, fotografando il panorama di imprese giovanili fondate tra il 2011 e il 2018 (un totale di 575mila)  dimostra che un terzo di esse non supera la fase di avvio. 

Perché una startup su tre non supera i 5 anni?

I fattori sono di certo molteplici ed hanno a che fare con le difficoltà a trovare i giusti finanziamenti, reggere il confronto con la concorrenza, la pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro e, per alcuni aspetti, anche l’instabilità politica e conseguente instabilità dei mercati. 

Queste sono alcune punte di un complesso iceberg. 

Ma tutti questi aspetti che portano una Startup a non raggiungere il traguardo minimo dei cinque anni di vita sono riassumibili in 5 errori di partenza che, se evitati, possono condurre un’impresa giovanile ad avere successo e durare nel tempo. 

Scopriamoli insieme. 

Analisi SWOT poco dettagliata 

In un paese in cui le tasse che gravano sulle imprese superano il 58%, quando una PMI getta la spugna è immediato puntare il dito esclusivamente e primariamente su questo aspetto e così è anche quando si analizzano i fattori che fanno cadere una startup. 
Di certo, questo è un fattore di debolezza.

Questo fattore di debolezza deve però realisticamente essere inserito e preso in considerazione nell’analisi iniziale di punti di forza, debolezza, opportunità e minacce che caratterizzano una corretta analisi SWOT. 

È bene dunque, nelle fasi iniziali, soffermarsi molto sulla stesura di un documento SWOT ben ponderato e realistico, che prenda in considerazione tutti i fattori di rischio e porti a pensare a delle preventive possibili soluzioni. 

Contattaci per una consulenza.

Team male assortiti

Una Startup con un solo socio fondatore è destinata ad avere meno investimenti, perché un unico socio è, per gli investitori, un possibile fattore di rischio e debolezza. 

Tuttavia è anche bene creare una realtà imprenditoriale con il giusto team. Non bisogna per forza essere amici di infanzia, come non è necessario essere d’accordo su tutto.

È però fondamentale che si abbia la stessa etica del lavoro e la stessa attitudine al sacrificio e all’impegno.

Le diverse vision dei fondatori sono uno dei principali elementi tossici nella vita di una Startup.  

Non lanciarsi in iniziative di raccolta fondi e finanziamenti

L’Italia è stato il primo paese al mondo a dotarsi di un regolamento specifico per la raccolta fondi, proprio per consentire alle giovani imprese di avere fonti innovative e veloci di finanziamento.

Ogni Startup dovrebbe, già nei primi mesi di attività, delegare un membro del team alla ricerca di bandi, fondi di finanziamento per le imprese e approfondire le tematiche relative a come si lancia e conduce una campagna di crowdfunding (cioè raccolta fondi dal basso). 

Oppure è possibile, e forse opportuno, rivolgersi ad un consulente del lavoro che sappia consigliare in merito e che possa dare delle dritte sulla normativa e relativi aggiornamenti. 

Scelte di investimento non oculate

Una pianificazione dei giusti investimenti da fare e la loro relativa calendarizzazione sono indispensabili, ancor prima di partire. 

Ci sono aspetti sui quali è meglio non lesinare, ad esempio sui programmatori. 

Questi non devono solo garantire consegne efficienti e tempestive e la veloce risoluzione di problemi ma anche veloce reperibilità e semplice comunicazione. 

Non avere una strategia comunicativa

Comunicare il proprio progetto è importantissimo e creare una giusta strategia di comunicazione, anche affidandosi ad esperti, è un fattore che spesso, tra tasse, spese, difficoltà iniziali, tende a passare in secondo o in terzo piano. Questo è un grosso errore.

Comunicare un progetto vuol dire prima di tutto stabilire una linea comunicativa comune tra soci, trovare le parole chiave con le quali racconterete il progetto agli investitori, nelle relazioni interpersonali e nei così detti elevator pitch. 

Su questa base, va costruita una strategia che non si basi solo sull’essere presenti su tutti i social ma che abbia una visione a lungo termine.