Con una FAQ pubblicata sul proprio portale istituzionale (www.lavoro.gov.it) in data 22 settembre 2020, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha chiarito che dal 16 ottobre 2020, data di cessazione dello stato di emergenza, sarà nuovamente necessario sottoscrivere un accordo individuale con il dipendente per regolare il lavoro agile del quale quest’ultimo intenda fruire nel periodo di quarantena per contatto scolastico del proprio figlio minore di 14 anni (cfr. Aggiornamento AP n. 491/2020).
Pertanto, a partire dalla suddetta data, il datore di lavoro dovrà ricorrere alla procedura ordinaria di cui alla Legge n. 81/2017 sia per le nuove attivazioni che per le prosecuzioni dello svolgimento della modalità agile oltre la data di fine del periodo emergenziale.
Fino al 15 ottobre 2020, invece, sarà ancora possibile l’utilizzo della comunicazione “semplificata”.
Per approfondimenti all-in.seac.it Informativa AP 491/2020 e AP 521/2020
Nell’ambito dei beni strumentali messi a disposizione del lavoratore da parte dell’azienda assai diffusa è la consegna di un telefono cellulare, il cui utilizzo può avvenire per fini esclusivamente aziendali o anche per motivi personali (uso promiscuo).UTILIZZO AZIENDALE
Nella prima ipotesi il cellulare viene abilitato ad effettuare chiamate soltanto a scopi lavorativi verso precisi utenti (azienda, clienti, fornitori, etc.) con numeri specificatamente individuati oppure il dipendente, prima di selezionare un numero privato, premendo un tasto particolare, consente l’addebito diretto del costo della telefonata da parte del gestore del servizio.
Di conseguenza, non è riscontrabile alcun beneficio in natura a favore del lavoratore.
ATTENZIONE
In caso di utilizzo per fini personali, contrario alle norme aziendali si integra un illecito disciplinare e/o contrattuale, che può comportare anche il licenziamento per giusta causa
UTILIZZO PROMISCUO
Al contrario, in caso di uso promiscuo è necessario quantificare l’eventuale benefit per il dipendente, che deve essere assoggettato ad imposte e contributi.
A tale scopo si ricorre alla “bolletta trasparente” per l’individuazione delle telefonate effettuate a titolo personale, della loro durata e del relativo costo.
Si evidenzia che, qualora il lavoratore
rimborsi al datore di lavoro il costo delle telefonate “private” (ad esempio, anteponendo un codice personale prima di tali chiamate), non sussiste alcun benefit;
non rimborsi all’azienda il costo delle chiamate personali, si determina un beneficio che concorre alla formazione del reddito imponibile: tale costo viene evidenziato nel libro unico (cedolino paga) quale compenso in natura aggiuntivo.
ATTENZIONE
In presenza di rimborso anche parziale, da parte dell’interessato, del costo connesso all’utilizzo si procede ad una corrispondente riduzione del beneficio o addirittura al suo azzeramento
Per approfondimenti ed informazioni siamo disponibili attraverso la sezione CONTATTI del sito e su tutti i canali social.
Come apprendiamo dalle Istruzioni operative del 16 settembre 2020 rispetto a quanto contenuto dalla Circolare n. 35/2020 ed alla luce del fatto che le istruzioni operative per avvalersi della rateizzazione ex Decreto Agosto sono state rese note in tempo non utile per intervenire sui Mod. F24 già trasmessi o in procinto di essere trasmessi, l’INAIL interviene ora precisando che l’eventuale indicazione nei Modd. F24 dei numeri di riferimento già previsti per il versamento in unica soluzione ovvero per la rateizzazione del 100% dell’importo, non ha effetto rispetto al corretto adempimento degli obblighi di pagamento dei soggetti interessati.
L’Istituto precisa che l’attribuzione dei pagamenti alle somme sospese, nell’ambito di ogni posizione assicurativa territoriale con codice di sospensione attivo, avverrà, infatti, con procedure centralizzate indipendentemente dai numeri di riferimento indicati.
Quanto sintetizzato in questo articolo è stato perfettamente esposto sull’informativa AP N. 509 – Emergenza coronavirus di SEAC S.p.A. visionabile su all-in.seac.it.
L’INPS, con la Circolare n. 101 dell’11 settembre 2020, fornisce le prime istruzioni operative in merito agli adempimenti contributivi cui sono tenuti i datori di lavoro che hanno presentato, entro il 15 agosto 2020, domanda di emersione ai sensi dell’articolo 103 del DL n. 34 del 19 maggio 2020 (cd. Decreto “Rilancio”).
Per quanto riguarda i rapporti di lavoro domestico già in corso alla data di presentazione dell’istanza di emersione sono iscritti d’ufficio dall’INPS sulla base dei dati forniti dal datore di lavoro nell’istanza di emersione e dei dati comunicati all’Istituto dal Ministero dell’Interno. A tali rapporti l’Istituto assegna un codice provvisorio, in quanto l’iscrizione definitiva avverrà a seguito dell’accoglimento dell’istanza di emersione o dopo la sottoscrizione del contratto di soggiorno. L’INPS, inoltre, provvede a inviare al recapito del datore di lavoro la comunicazione di iscrizione provvisoria, con le istruzioni per il pagamento dei contributi, da effettuarsi mediante Avviso di pagamento pagoPA, senza aggravio di somme aggiuntive se il pagamento avviene entro il termine ivi indicato; – precalcolare la contribuzione dovuta. Comunicazione di assunzione Nella circolare in esame l’INPS comunica che la procedura telematica di comunicazione obbligatoria di assunzione consentirà, tramite una nuova funzione, di indicare, in caso di assunzione del lavoratore nelle more della conclusione della procedura di regolarizzazione, che si tratta di assunzione nell’ambito della procedura di emersione. In attesa del rilascio di tale nuova funzione, che verrà reso noto con un apposito messaggio, le comunicazioni obbligatorie di assunzione dovranno essere trasmesse utilizzando il servizio per l’iscrizione dei lavoratori domestici senza indicazione della presentazione di domanda di emersione presso lo Sportello Unico.
Cessazione del rapporto Qualora il rapporto di lavoro iscritto provvisoriamente dall’Istituto cessi nelle more della definizione della procedura di emersione, il datore di lavoro deve inviare la relativa comunicazione di cessazione tramite il portale www.inps.it.
Fonte: SEAC S.p.A. – all-in.seac.it – INFORMATIVA N. 505 – 16 SETTEMBRE 2020
SEAC S.p.A. attraverso l’Informativa Fiscale n.246/2020 ci avvisa che a decorrere dall’1.10.2020 l’INPS ha annunciato che non saranno più rilasciati PIN per l’accesso ai servizi dell’Istituto.
Il PIN sarà sostituito da SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale).
La transizione (switch-off) dal PIN a SPID prevede una fase transitoria (dall’1.10.2020) che si concluderà con la definitiva cessazione della validità dei PIN rilasciati dall’Istituto (data non ancora fissata).
Come specificato dall’Istituto, il PIN dispositivo sarà mantenuto per gli utenti che non possono accedere alle credenziali SPID (ad esempio, minorenni, soggetti extracomunitari).
DI COSA HAI BISOGNO
SE RISIEDI IN ITALIA
un indirizzo e-mail
il numero di telefono del cellulare che usi normalmente
un documento di identità valido (uno tra: carta di identità, passaporto, patente)*
la tua tessera sanitaria con il codice fiscale*
SE RISIEDI ALL’ESTERO
un indirizzo e-mail
il numero di telefono del cellulare che usi normalmente
un documento di identità italiano valido (uno tra: carta di identità, passaporto, patente)*
Quali saranno i rischi reali per le startup dopo la pandemia e quali saranno le ancore di salvezza e le concrete risorse per le giovani aziende innovative?
Non è un segreto per nessuno, ormai: i mesi di convivenza con il Covid-19 saranno mesi molto duri per l’economia.
Anche il post pandemia, che arriverà solo dopo la diffusione del vaccino, vedrà scenari complessi verso i quali le aziende e le Startup in particolare, dovranno essere pronte e premunite.
La buona notizia è che le Startup potrebbero risultare le realtà più resilienti alla pandemia e alla conseguente inevitabile crisi economica mondiale e, addirittura, avere in sé quella flessibilità adatta ad essere risorse per l’impresa mondiale.
Vediamo perché
Modalità smart insita nel modello
La modalità di lavoro smart, cioè la gestione delle attività produttive e dei contatti interaziendali da remoto, fa parte della modalità del maggior parte delle startup, da ben prima della pandemia. Essere abituati e saper gestire tutte le potenzialità di questo modello produttivo rende le aziende giovani e innovative più adatte ad una produzione in sicurezza.
Un aspetto cui invece bisogna fare attenzione è l’interdipendenza di tutte le attività aziendali da tutti i membri dell’azienda stessa; il calo produttivo di un membro di una srtaup potrebbe mettere in diffcoltà la produzione di tutti ed è per questo che, nella fase 2 e post pandemia, ogni Startup dovrebbe affidarsi ad un consulente del lavoro. Contattaci per una consulenza.
Le aziende nate negli ultimi 7 anni hanno dovuto, per questioni anagrafiche e storico-politiche, legare la vita aziendale a forti canali online. Persino i bandi a fondo perduto europei e regionali degli ultimi anni hanno erogato alle Startup dei fondi vincolati alle attività di promozione online e di implementazione dei canali web. Su questo fronte, le Startup hanno potuto sviluppare dei canali di vendita e di promozione privilegiati: lo story telling aziendale di valore fatto sui social e sul web, attraverso piani editoriali con obiettivi precisi, sta aiutando molte aziende a cavalcare la crisi e sta sancendo la differenza tra chi resta sul mercato e chi ne esce. Ai tempi del lockdown, se non sei online in modo strutturato, praticamente non esisti. Le aziende giovani devono assolutamente continuare in questa direzione, anche in previsione dei mesi futuri, in cui i processi produttivi standard saranno rallentati.
Riconversione di parte della produzione
La pandemia farà cambiare i bisogni della società e del mondo del lavoro e, come sottolinea Forbes, le Startup potrebbero e dovrebbero orientare le loro produzioni a rispondere a queste necessità. Ci saranno nuovi bisogni nel campo della santificazione di ambienti, nelle consegne di cibo a domicilio, nuovi bisogni nel comparto turistico e alberghiero, nel settore editoriale e nell’organizzazione di eventi culturali. Soprattutto per le startup tecnologiche e innovative, mettersi a disposizione di ospedali, aziende farmaceutiche, turismo convertendo parte della produzione o mettendo in pratica soluzioni per i problemi di ogni singolo comparto, sarà un modo per diventare indispensabili alla società e anche per ottenere più facilmente investimenti pubblici e privati.
Previsioni della fase 2 per l’impresa, riapertura delle aziende e PMI. Ecco le misure studiate dalla “task force Fase 2”.
Dopo due mesi di lockdown produttivo e immobilismo lavorativo a causa della pandemia da COVID-19, start-up, piccole, medie e grandi imprese sono tutte accomunate dall’attesa della fase 2 per l’impresa, sperando di poter riprendere le proprie attività e iniziare a fronteggiare un periodo che, come si prevede, sarà complesso per l’impresa mondiale.
I dati in Italia, per adesso, lasciano sperare il meglio, con una curva del contagio in calo e una mappa dei contagi più rada nelle regioni del Centro Sud.
Le date del 27 aprile e del 4 maggio sono le due date indicative per l’inizio della così detta “Fase 2”, cioè la fase in cui gradualmente diversi tipi di attività potranno riprendere ad operare nel proprio comparto, con l’obbligo di adottare tutte le necessarie misure di sicurezza.
Vediamo più nel dettaglio come si sviluppa per le imprese questa fase 2, facendo anche il giusto distinguo territoriale. (faremo un post a parte in merito alla fase 2 per le partite iva e studi professionali)
Fase 2 per l’impresa: Italia divisa in tre macro aree
Come accennato, la fase 2 non potrà essere omogenea in tutto il Paese, dal momento che la densità dei casi di contagio registra una netta prevalenza in alcune regioni del Centro Nord e una casistica molto bassa in regioni come Basilicata e Calabria.
Per cui la riapertura delle attività che espongono lavoratori o avventori delle attività commerciali a maggiori rischi sarà plausibilmente posticipata nelle regioni con maggiori contagi, puntando l’inizio ufficiale della fase due ai primi di maggio.
Quali attività apriranno prima e quando?
La decisione per la riapertura delle attività produttive si baserà dividendo queste ultime in – attività a rischio alto – attività a medio rischio – attivatà a rischio medio-basso.
Il livello di rischio, secondo la tabella Inail su base dei codici ATECO, prende in considerazione il livello di aggregazione sociale di ogni attività. Ma attenzione, perché secondo queste tabelle il livello di aggregazione non è necessariamente direttamente proporzionale al livello di rischio reale.
Ad esempio, se attività di intrattenimento e culturali (cinema e librerie) hanno un elevato tasso di aggregazione, il loro livello di rischio è considerato medio-basso.
Le attività considerate a basso rischio di contagio sono quelle che, plausibilmente, portando riaprire il 27 aprile, pur rispettando alcune regole che vedremo a breve.
Vediamo quali sono le attività a basso, medio e alto rischio
Le attività a basso rischio di contagio, per lavoratori e clienti, sono quelle agricole, le attività di pesca, estrazione di minerali, i settori edile e manifatturiero, il comparto alimentare e tessile e l’editoria (librerie, biblioteche e edicole) e i cinema.
Si tratta di attività che, pur prevedendo in regimi normali alti livelli di vicinanza sociale, possono adattarsi con più facilità alle nuove norme di distanziamento e igiene per lavoratori e avventori.
Il rischio medio-basso viene invece stimato per i negozi e la ristorazione (bar e ristoranti) e ciò nonostante è ancora in forse la loro riapertura il 4 maggio, come spieghiamo tra qualche paragrafo. Per i negozi, ovviamente non tutti i punti vendita hanno lo stesso livello di frequentazione e la piccola boutique dovrà avere una gestione diversa rispetto al grande centro commerciale. Il 22 aprile verranno date indicazioni precise sul piano operativo anche per ogni tipologia di punto vendita. Anche i trasporti terrestri e marittimi hanno un rischio medio di contagio, insieme alle scuole, anche se resta ancora incerta la decisione in merito alla riapertura di queste ultime, anche in via scaglionata.
Attività ad alto rischio di contagio, che quindi avranno una riapertura dopo il 4 maggio, sono quelle legate al trasporto aereo e all’assistenza socio-sanitaria.
Chi riapre il 27 aprile
Dunque è plausibile che il 27 aprile possano riprendere le attività in sede le aziende – di produzione moda (fabbriche, sartorie, industrie tessili), – mobilifici, – cantieri edili, – aziende comparto automotive.
Ovviamente con delle clausole imprescindibili, cioè che i dipendenti dovranno mantenere la distanza di almeno un metro e indossare mascherine adeguate e dispositivi protettivi. Lo smart working continua ad essere incoraggiato dove possibile, scaglionando l’ingresso in azienda in base a orario e giorni della settimana. I locali dovranno essere puliti due volte al giorno e agli ingressi devono essere distribuiti disinfettanti.
Chi riapre il 4 maggio
Se e solo se la curva dei contatti continua a scendere, il 4 maggio potrebbero riaprire i negozi, scaglionando gli ingressi dei clienti con indicazioni diverse a seconda dei metri quadrati del negozio. Estetisti e parrucchieri potranno operare solo su appuntamento, e con i dispositivi di sicurezza anti-contagio usati nel comparto sanitario, cioè guanti mono uso e mascherine.
Chi riapre dopo il 4 maggio
Come accennavamo prima, nonostante bar e ristoranti abbiano un indice di rischio contagio relativamente basso, hanno un alto rischio aggregativo ed è per questo in forse la loro riapertura il 4 maggio, facendola slittare all’11 maggio. Tuttavia i locali dovranno garantire un distanziamento di oltre un metro per i posti a sedere.
Per cinema, sale da gioco e palestre (anch’essi con classe di aggregazione sociale massima) si sta concordando con le associazioni di categoria le giuste misure per una riapertura graduale e, soprattutto, sicura.
Queste sono le misure più plausibile fino ad ora trapelate ma, ovviamente, per delle indicazioni chiare anche dal punto di vista giuridico, bisognerà attendere il prossimo decreto, il Decreto Aprile, nel CDM del 22 aprile.
In questo articolo, sintesi di un video messaggio di istruzioni sulla richiesta indennità di €600,00 per lavoratori iscritti alla gestione separata e co.co.co, facciamo chiarezza su alcuni punti importanti del decreto e vediamo chi altro, oltre a partite iva e co.co.co, possono fare richiesta e come.
Noi consulenti del lavoro eravamo già pronti all’idea di possibili rallentamenti di sistema del primo giorno per fare domanda all’INPS dell’indennità di 600 Euro previste nel Decreto Cura Italia. In realtà, quello che non sarebbe dovuto essere un “click day” lo è stato e l’intasamento del sito unito al data breach di sistema ha reso gli aventi diritto molto più confusi.
Ribadiamo la prima, mai ovvia, tranquillizzante notizia: le indennità di 600 euro per lavoratori autonomi e partita iva erogate a seguito dell’emergenza Covid-19 non sono fino a esaurimento fondi, ma verranno, al contrario, erogate a tutti gli aventi diritto che ne facciano richiesta telematica tramite il sito dell’INPS.
Sunto di chi può fare richiesta dell’Indennità:
Come già specificato nel precedente articolo, i lavoratori che possono fare domanda per l’ottenimento dell’indennità di 600 sono:
le partite iva iscritte alla gestione separata,
i Co.Co.CO,
gli artigiani, commercianti e coltivatori diretti,
i lavoratori stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali (nello specifico, quelli che hanno interrotto un lavoro stagionale nell’arco di tempo che va dal 1 gennaio 2019 al 7 marzo 2020),
i lavoratori dello spettacolo iscritti al Fondo pensioni dello spettacolo con reddito 2019 inferiore a cinquanta mila euro e con almeno 30 contributi giornalieri versati nel 2019;
operai agricoli a tempo determinato che nel 2019 hanno fatto almeno 50 giornate effettive;
Picoli coloni e compartecipanti familiarei.
Nota Bene: i soggetti che possono accedere a questa quota erogata dall’INPS devono essere titolari di partita iva o inquadrati in contratti co.co.co. da prima del 23 febbraio 2020. Inoltre non devono essere titolare di trattamento pensionistico e non devono essere già titolari di reddito di cittadinanza.
Ultimi aggiornamenti: nuovi titolari del diritto all’indennità Covid-19 di 600 Euro
Alcune categorie di lavoratori autonomi inizialmente esclusi dal diritto di indennità Covid-19, sono in seguito stati inseriti nelle casistiche aventi diritto. Dunque, possono fare richiesta telematica per l’ottenimento dell’indennità di 600 euro anche
i partecipanti a studi associati con attività di lavoro autonomo, cioè anche le partite iva che fanno parte di studi associati;
gli agenti e rappresentanti di commercio;
i soci di società di persone capitali, se iscritti alle gestioni speciali dell’Ago (Assicurazione Generale Obbligatoria).
Le indennità verranno erogate gradualmente ma in tempi brevi (entro fine aprile) per tutti i soggetti previsti a prescindere della sospensione delle attività a causa dell’emergenza Covid19.
Come effettuare la domanda e come risolvere possibili problemi
Dopo il primo giorno decisamente problematico per il sito dell’INPS, ora la situazione si è normalizzata ed è possibile fare richiesta tramite il portale dell’Ente, dalla voce “Servizio indennità 600 euro“.
Verrà chiesta l’autenticazione tramite PIN personale. Per chi lo avesse smarrito è possibile farne nuova richiesta, sempre per via telematica, senza attendere che arrivi il PIN per posta ordinaria a casa.
Se infatti il PIN per accedere all’area personale dell’INPS è composto da 8 cifre comunicate immediatamente tramite sms + altre cifre recapitate per posta ordinaria, per la richiesta di indennità di 600 euro basterà utilizzare solo le 8 cifre comunicate via sms.
Numeri di assistenza e attese in linea
Qualora necessario, nel caso in cui, ad esempio, non riceviate subito la mail o l’sms per il nuovo PIN, è possibile rivolgersi ai numeri di assistenza INPS per sollecitare il sistema di generazione automatico. I numeri INPS da contattare sono 803 164 (gratuito da telefono fisso) e il numero 06 164 164 da cellulare, a pagamento in base alla tariffa applicata dai diversi gestori.
Come è facilmente intuibile, le linee dell’INPS ricevono in questi giorni moltissime chiamate, da patronati, commercialisti, consulenti del lavoro e privati cittadini.
La pazienza è importante, ricordando sempre che chiunque sia titolare di diritto, avrà l’indennità.
Noi suggeriamo di chiamare nelle prime ore del pomeriggio, dalle 14.00 alle 17.00.
INFORMATIVA LAVORO – COVID19 e gli ammortizzatori sociali
Quali aziende e quali ammortizzatori sociali? A chi spetta cosa e in quanto tempo? Sono domande legittime a cui dobbiamo rispondere in tempi stretti cercando di districarci tra una mole di informazioni enorme.