- Mandare a noi la richiesta a mezzo raccomandata. Il modulo compilato e completo dei documenti da allegare dovrà essere inserito in una busta chiusa riportante all’esterno la dicitura “Richiesta di rimborso delle spese per il parto a domicilio”. Tale busta dovrà a sua volta essere inserita in un’altra busta indircante l’indirizzo che vi comunicheremo in privato (contattarci a petizionepartopuglia@yahoo.it). Vi chiediamo di inserire nella busta esterna la cifra simbolica di 1 € (un euro) per contribuire alle spese di spedizione del plico con tutte le domande. La data entro cui dovranno pervenire a noi i moduli mezzo posta è fissata per il giorno 15 GIUGNO.
- Consegnare a noi a mano la busta sigillata contenente il modulo compilato e completo dei documenti da allegare, e riportante all’esterno la dicitura “Richiesta di rimborso delle spese per il parto a domicilio”. La consegna potrà avvenire in occasione della Giornata Internazionale del Parto in casa che si terrà il 6 Giugno a cui siete tutti invitati o comunque entro il 15 GIUGNO. Il contributo spese di spedizione di 1 € è ugualmente richiesto
L’importanza dei diritti umani, anche per la spending review sanitaria
Un importante petizione nasce da un’idea di un gruppo di famiglie pugliesi, un’idea e un’esigenza che ha talmente tanti punti forti che credo sia impossibile per gli amministratori del territorio non tenerne seriamente conto.
Questo avviene quando l’innovazione si sposa perfettamente con la tradizione, e se ciò coinvolge l’evento più importante per una donna e per una coppia che lo desiderino, è qui che un paese civile dovrebbe fermarsi, ascoltare e agire di conseguenza.
La questione è semplice, si parla di parto a domicilio, di de-medicalizzazione per un’assistenza alla nascita più rispettosa negli ospedali e per la libertà di scelta nel parto.
COSA C’ENTRA CON LA SPENDING REVIEW?
Il testo della petizione descrive perfettamente la realtà:
La difficoltà sta nel fatto che il sistema sanitario pugliese non è pronto, un parto rispettato è appannaggio di chi può permetterselo, sia da un punto di vista economico, sia da chi ha le giuste informazioni, mentre alla maggior parte delle famiglie rimane solo la scelta di un parto schiavizzato dalle esigenze e dalla routine dei vari reparti.
Infatti in alcuni ospedali la sensibilità al benessere della donna e del bambino è alta, ma in alcune strutture i reparti effettuano un enorme numero di cesarei che oserei definire “di comodo”, facendo leva sulle paure delle famiglie, per non parlare di induzione al parto tramite somministrazione di medicinali, al solo fine di rendere il travaglio più veloce e rendere più comoda per l’equipe medica la gestione del parto.
Ci si riferisce anche a manovre antidiluviane, a incisioni e tagli inutili, e a donne costrette a partorire in una posizione innaturale.
Il massimo dello stupore l’ho raggiunto quando ho scoperto che nella maggior parte dei casi è possibile avere un parto naturale dopo un cesareo, pratica consigliata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, mentre nei nosocomi nazionali vi è una tendenza assolutamente contraria.
La petizione può essere firmata qui, il testo integrale può essere reperito qui e per ulteriori informazioni e contatti ci si può rivolgere a Rinascere al naturale ONLUS, una delle associazioni che si batte a favore dei diritti umani della donna e del bambino e che ha già effettuato una prima raccolta firme nell’ultimo biennio.