Un importante petizione nasce da un’idea di un gruppo di famiglie pugliesi, un’idea e un’esigenza che ha talmente tanti punti forti che credo sia impossibile per gli amministratori del territorio non tenerne seriamente conto.
Questo avviene quando l’innovazione si sposa perfettamente con la tradizione, e se ciò coinvolge l’evento più importante per una donna e per una coppia che lo desiderino, è qui che un paese civile dovrebbe fermarsi, ascoltare e agire di conseguenza.
La questione è semplice, si parla di parto a domicilio, di de-medicalizzazione per un’assistenza alla nascita più rispettosa negli ospedali e per la libertà di scelta nel parto.
COSA C’ENTRA CON LA SPENDING REVIEW?
Il testo della petizione descrive perfettamente la realtà:
La difficoltà sta nel fatto che il sistema sanitario pugliese non è pronto, un parto rispettato è appannaggio di chi può permetterselo, sia da un punto di vista economico, sia da chi ha le giuste informazioni, mentre alla maggior parte delle famiglie rimane solo la scelta di un parto schiavizzato dalle esigenze e dalla routine dei vari reparti.
Infatti in alcuni ospedali la sensibilità al benessere della donna e del bambino è alta, ma in alcune strutture i reparti effettuano un enorme numero di cesarei che oserei definire “di comodo”, facendo leva sulle paure delle famiglie, per non parlare di induzione al parto tramite somministrazione di medicinali, al solo fine di rendere il travaglio più veloce e rendere più comoda per l’equipe medica la gestione del parto.
Ci si riferisce anche a manovre antidiluviane, a incisioni e tagli inutili, e a donne costrette a partorire in una posizione innaturale.
Il massimo dello stupore l’ho raggiunto quando ho scoperto che nella maggior parte dei casi è possibile avere un parto naturale dopo un cesareo, pratica consigliata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, mentre nei nosocomi nazionali vi è una tendenza assolutamente contraria.
La petizione può essere firmata qui, il testo integrale può essere reperito qui e per ulteriori informazioni e contatti ci si può rivolgere a Rinascere al naturale ONLUS, una delle associazioni che si batte a favore dei diritti umani della donna e del bambino e che ha già effettuato una prima raccolta firme nell’ultimo biennio.